Registriert: Montag 5. September 2005, 18:47 Beiträge: 3128 Wohnort: Swisttal
Die mittlerweile recht bekannte und aktive Gruppe Ars Dimicandi, die in der Vergangenheit durch kontroverse Rekonstruktionen auffiel, präsentiert auf ihrere Seite eine Rezension des neu aufgelegten Buches von Dr. Junkelmann "Das Spiel mit dem Tod". Die Kritik findet sich hier: http://www.arsdimicandi.net/ad_1_0001d0.htm Für den Fall das sie runtergenommen wird:
Zitat:
7 maggio 2008 Politically incorrect L'invidia di Marcus Junkelmann?
Il 7 maggio 2008 ho ricevuto in omaggio per volontàdel caro amico Marcus Junkelmann, la nuova edizione del suo libro Gladiatoren, Das spiel mit Tod. Un libro ricchissimo di iconografia e molto ben fatto, la cui prima edizione (Philipp von Zabern) risale al 2000, ossia due anni circa dopo il nostro primo incontro. La nuova pubblicazione risulta sostanzialmente la stessa del 2000, ad eccezione di un ampia sezione dedicata dall'archeologo al suo gruppo di ricostruzione storica (Familia Gladiatoria Pulli Cornicinis), nella quale presenta nomi, cognomi e caratteristiche dei suoi gladiatori. Una vera e propria propaganda privata che francamente, avrebbe trovato migliore collocazione in un sito internet a scopo pubblicitario, piuttosto che in un libro dalle finalitàscientifiche e culturali sul mondo della gladiatura. Ma non è tutto qui. Un'altra ampia sezione è dedicata ad una critica feroce a coloro che attualmente, si dedicano alla ricerca e alla sperimentazione di questo affascinante panorama: sono fatti oggetto di aspra attenzione gli inglesi di Shadrake, i francesi Tessyer-Lopez (ex-ArsDimicandi) e soprattutto (e ben più ampiamente) il sottoscritto, unitamente al suo gruppo ArsDimicandi. Qualche esempio eclatante della trama destinata al (suo) supremo giudizio, dal quale naturalmente lui esce come l'unico e il migliore: «Gli scudi dei provocatores del Battaglia sono piccoli e leggeri, destinati allo spettacolo piuttosto che al vero combattimento di quella categoria...». Motivazione di questa dichiarazione? Nell'iconografia non si ravvede un uso offensivo degli scudi tra i provocatores, diversamente da come fa invece ArsDimicandi. E da quando Marcus tiene in così tale conto l'iconografia, se sul libro del Battaglia (Retiarius vs. Secutor/Scissor, 2002) egli ci tiene a sottolineare che l'autore (ossia io) presenta una bibliografia di soli 18 autori, dimenticando che nelle Fonti Storiche dello stesso libro sono elencati centinaia e centinaia di reperti iconografici ed archeologici?
Non è la prima volta che Marcus Junkelmann ignora alcune mie indicazioni, come le fonti letterarie che indicano chiaramente per esempio - come CIL IV 2483 - che il provocator imbraccia un parma, ossia uno scudo oblungo piccolo e leggero rispetto ai grandi scuta mirmillonici che lui tanto vorrebbe vedere sulla categoria in questione. Marcus ignora da anni le mie indicazioni sul fatto che ad esempio la categoria dei thraeces usino sia le 'parmulae' rettangolari e convesse, quanto quelle tonde a forma di scodella (Plinio, nat. 33, 129), mentre lui continua a sostenere erroneamente che il gladiatore con lo scudo rotondo è un Hoplomachus. Ma queste cose io, mica le ho pubblicate, mica l'ho attaccato al fine di marchiarlo con l'infamia dell'errore. Invece lui sì. Marcus giunge a simili affermazioni: «Si vede addurre molto chiaramente come pretesto spettacolare, le idee irrealistiche all'analisi precisa da lui fatta (ossia io, NdS) sul lavoro di gambe dei gladiatori... (pg.197)». E ancora, «... con tali sotterfugi il Battaglia propone un (duello, NdS) suicida...» (pg.197).
Eppure - non solo a nostro giudizio ma anche da quello di molti enti tedeschi, svizzeri ed europei in genere - gli unici suicidi a combattere sono proprio i suoi gladiatori, privi di una vera e propria scuola gladiatoria, mancanti dunque di tecnica e sicurezza. Marcus Junkelmann è un ricercatore rispettabile, un pioniere dell'archeologia sperimentale, ma non è certo un atleta, nemmeno un gladiatore e tantomeno un Doctor, ossia un istruttore. Parametri questi fondamentali per intraprendere una ricerca seria in chiave sperimentale. Giungere a capire il nesso tra un armamento e la sua relativa tecnica - il tutto finalizzato al massimo equilibrio nel duello - non è un percorso che si avvia criticando senza criterio altri ricercatori. E nemmeno le critiche celebrate dall'autore in questione possono essere considerate valide dal punto di vista squisitamente filologico, ossia sulla base delle fonti storiche. E' più probabile che talvolta certe scelte sono dettate dalla rabbia, o dall'invidia. Come accadde nel 2000 ad Amburgo in occasione della mostra Gladiatoren und Caesaren (a cura del Dr. Kohne), nel quale una perfetta riproduzione dei cesti di pugilato prodotti da ArsDimicandi per il Museo, furono richiesti dallo stesso Junkelmann (per un servizio fotografico, si dice) senza tuttavia far mai più ritorno allo stesso Museo. E' evidente che i cesti di ArsDimicandi non furono mai visti alla mostra (che girò l'Europa fino al British Museum), sebbene il mio nome compare ancora nel catalogo generale.
Che dire: forse la qualitàdi uno studioso e quella di un uomo non sono parametri necessariamente proporzionali? Noi non lo sappiamo e in buona fede speriamo che l'ottimo Marcus abbia preso semplicemente un abbaglio. Ai lettori invece, rimandiamo il giudizio.
Dario Battaglia
Und die sprachlich fragwürdige Übersetzung auf englisch:
Zitat:
The envy of Marcus Junkelmann?
The May 7 th 2008 I have received like present for wish of the dear friend Marcus Junkelmann, the new edition of his book Gladiatoren, Das spiel mit Tod. A book rich in iconography and very well done, whose first edition (Philipp von Zabern) it goes up again to 2000, or rather two years after our first meeting. The new publication substantially results the same one of 2000, to exception of an ample section devoted by the archaeologist to his historical reconstruction group (Familia Gladiatoria Pulli Cornicinis), in which introduces names, last names and characteristics of his gladiators. A real propaganda deprived that frankly would have found best position in a internet site to advertising purpose, rather than in a book from the scientific and cultural finalities on the world of the gladiatura. But it is not that's all. Another ample section is devoted to a fierce criticism to those people that currently, they devote to the search and the experimentation of this fascinating panorama,: they are made object of sour attention the English of Shadrake, the French Tessyer-Lopezes (ex-ArsDimicandi) and above all (and well more broadly) the undersigned, together to his group ArsDimicandi. Some example of the plot destined to the (his) supreme judgment, from which naturally he goes out as the only one and the best: «The shields of the provocatores of Mr. Battaglia are small and light, destined to the show rather than to the true fight of that category... Motivation of this declaration? In the iconography an offensive use of the shields is not reformed among the provocatores, otherwise from as ago instead ArsDimicandi. And from when Marcus considers so important the iconography if about my book (Retiarius vs Secutor/Scissor, 2002) he cares to underline that the author (or rather me) introduces a bibliography of only 18 authors, forgetting that in the Historical Sources of the same book hundreds and hundreds of iconographic and archaeological sources are listed?
It is not the first time that Marcus Junkelmann ignores some indications of mine as the literary sources that for example say clearly - as CIL IV 2483 - that the provocator aims a parma or rather a small and light oblong shield, in comparison to the great scuta mirmillonici that him so much would like to see on the category in matter. Marcus has been ignoring for years my indications on the fact that for instance the category of the thraeces uses both the 'parmulae' rectangular and convex, how much those round to form of bowl (Plinius, nat. 33, 129), while him continuous to amiss sustain that the gladiator with the round shield is an Hoplomachus. But these things I have not published, I have not attached anybody with the purpose to brand him with the infamy of the error. Instead him yes. Marcus comes to affirm that in my 2002's book: You sees to very clearly allege as spectacular pretext, the unrealistic ideas to the precise analysis from him done (or rather me) on the job of legs of the gladiators... (pg.197). And again that ... with such subterfuges Mr. battaglia proposes a suicidal duel... (pg.197).
Yet - not only in our opinion but also from that of many Germans, Swiss and Europeans generally - the only ones suicides to fight are really his gladiators, deprived of a real gladiatorial school, lacking therefore of technique and safety. Marcus Junkelmann is a respectable researcher, a pioneer of the experimental archaeology, but it is not an athlete, not even a gladiator and not a Doctor or rather an instructor. Parameters these fundamental to undertake a serious search in experimental key. As the connection can be understood between an armament and its relative technique, the everything finalized to the maximum equilibrium in the duel, it is not a run that sets out criticizing without criterion other researchers. And not even criticisms can exquisitely be considered valid from the philological point of view, or rather on the base of the only historical sources. It is more probable than certain choices are sometimes dictated by the anger, or from the envy. As it happened in 2000 to Hamburg on the occasion of the expo Gladiatoren und Caesaren (edited by Dr. Kohne), in which a perfect reproduction of the ancient gloves of boxing produced by ArsDimicandi for the Museum, was in demand from the same Junkelmann (for a photographic service, it is said) without nevertheless to return anymore to the same Museum. It is evident that the gloves of ArsDimicandi were not never present to the expo (what it turned Europe up to the British Museum), although my name still appears in the general catalog.
What to say? Perhaps, the quality of the Researcher and that of the Man, are not necessarily proportionals? We don't know it, and in good faith we hope that the good Marcus has simply taken a glare. To the readers we postpone the judgment instead.
Dario Battaglia
Diese Rezension, und darum schreibe ich sie hier ins öffentliche, ist ein regelrechte Unverschämtheit. Nicht genug, dass die Qualifizierung Junkelmanns, der im Gegensatz zu Herrn Battaglia immerhin akademische Grade in den historischen Wissenschaften erreicht hat und in München, einer der angesehensten europäischen Universitäten lehrt, in Abrede gestellt wird, viele der Angriffe basieren schlicht auf der Feststellung, Ars Dimicandi und insbesondere Battaglia habe recht.
Kurzum, eine fachliche Behandlung dieses Buches stellt diese Rezension nicht dar, wohl aber einen unwürdigen Angriff auf die Person Junkelmann.
_________________ Wer war froher als Neanth, da er sich Meister von diesem wundervollen Instrumente sah, wodurch er, ohne das mindeste von der Musik zu verstehen, der Erbe des Talents eines Orpheus zu sein glaubte! - Lukian
Registriert: Sonntag 20. Januar 2008, 00:06 Beiträge: 416 Wohnort: vicus bonnensis
Sehr dreist! Zum Glück wird diese Rezension (zumindest in der Fachwelt) wohl keine Beachtung finden.
Das wenigstens bleibt zu hoffen und/oder das diese "Rezension" (in Ermangelung an ein beseres Wort und weil ich nicht beleidigend werden möchste, nehme ich diesen Ausdruck) bald wieder von der Homepage der ArsDimicandi verschwindet...
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Cicero, De Finibus bonorum et malorum I, 5, 15
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Ich werds mir, wenn ich nachher von der Uni wiederkomme, mal vornehmen.
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Zur Übersetzung. Ich übernehme keine Haftung für Fehler in der Übersetzung. Ich hielt mich in erster Linie an die englische Version und griff nur im Notfall zur italienischen. Sätze in Fett habe ich sinngemäß übersetzt.
Zitat:
Der Neid des Marcus Junkelmann? Am 7. Mai erhielt ich als Geschenk von Marcus Junkelmann "Das Spiel mit (dem) Tod". Ein reich bebildertes Buch und sehr gut gemacht, welches in der ersten Edition (Phil. v. Zabern Verlag) bereits 2000 erschien, oder anders gesagt 2 Jahre nach unserem ersten Treffen. Die neue Auflage ist im Grunde die gleiche wie die von 2000, mit Ausnahme eines umfangreichen Teiles in welchem sich der Archäologe seiner Gruppe (Familia usw.) widmet, in welchem er Namen, Cognomen und die Charakteristka seiner Gladiatoren vorstellt. Teile empfand er als regelrechte Propaganda (er meint wohl Werbung), die man besser im Internet als in einem wissenschaftlichen Buch platziert hätte. Aber das ist noch nicht alles. Ein weiterer großer Teil des Buches widmet sich einer heftigen Kritik an alle Übrigen, die sich der Erforschung und Erprobung dieses bezaubernden Feldes gewidmet haben, Gegenstand dieses wurden der Engländer Shadrake, der Franzose Tessyer-Lopez (ex-ArsDimicandi) und vor allem, zusammen mit seiner Gruppe, ArsDimicandi. Einige eklatante Beispiele seiner Handlung seiner obersten Gerichtsbarkeit, die er natürlich für die einzige und beste hält: "Die Schilde der Provocatoren des Herrn Battaglia sind klein und leicht, mehr der Show geschuldet als den Umständen der realen Kampfweise dieses Gladiatorentypen". Motivation zu dieser Erklärung? In der bildlichen Darstellung ist ein offensiver Einsatz der Schilde nicht nähergebracht, anders als "from ago" Ars Dimicandi (für diesen Abschnitt gebe ich erst recht keine Gewähr, ich vermute er wollte etwas anderes sagen...). Und seit wann kümmert sich Marcus so sehr um Bilder, wenn (sic!) er anmerkte, mein Buch (Retiarius vs Secutor/Scissor, 2002) nur 18 Autoren in der Bibliographie aufwies, vergessend, dass im Quellenverweis dieses Buches hunderte und hunderte von Abbildungen und archäologischen Quellen angegeben sind.
Es ist nicht das erste Mal das Marcus Junkelmann einige meiner Hinweise ignoriert, wie z.B. die Aussage der literarischen Quellen klar sagen - wie CIL IV 2483 - der Provocator trägt eine parma, ein kleines, längliches Schild anstelle des großen murmillonischen Scutums, das er an dieser Gattung so gerne sehen würde. Marcus hat schon seit Jahren meine Hinweise ignoriert, dass die Thraker beide, nicht nur die rechteckige sondern auch die runde, wie eine Schüssel geformte parma nutzten (Plinius (sic!) nat. 33, 129), während er hartnäckig weiter behauptet, der mit dem runden Schild sei ein Hoplomachus. Aber diese Dinge habe ich nicht publiziert, ich habe es niemandem gesagt um ihn nicht zu Brandmarken mit dem Ruf der Fehlerhaftigkeit (sic!). Umgekehrt tat er es sehr wohl. Marcus kommt zu solchen Aussagen: "Sie können sehr deutlich den mangelnden realistischen Anspruch erkennen, unter dem Vorwand des Spektakulären, der an den Beinen erarbeitet wurde" (Dieser Teil ist nahezu nicht zu übersetzen, da bereits die Übersetzung vom Deutschen ins italienische mehr schlecht als recht zu sein scheint) Und weiter: "Wer mit solchen Beinschienen(?) eine Schlacht schlägt ist ein Selbstmörder."
Nun, nicht nur in unserer Meinung, auch nach Ansicht vieler Deutscher, Schweizer und Europäer überhaupt (sic!), nicht wir sind es sondern seine Gruppe, einer wirklichen Gladiatorenschule beraubt, mit einem Mangel an Technik und Sicherheit. M. Junkelmann ist ein respektabler Wissenschaftler, ein Pionier der exp. Archäologie, aber es (sic!) ist kein Athlet, nicht mal ein Gladiator und kein Doktor / Gelehrter oder auch nur ein Trainer / Lehrer. Dies sind grundlegende Vorraussetzung / Paramater um ernstzunehmende Forschung in der exp. Arch. zu betreiben. Es sind erste Schritte zum Verständnisses des Gleichgewichts im Duel, und nicht die Kritik an anderen Rekonstrukteuren. Der folgende Satz beschäftigt sich mit der Frage, ob Kritik nur Anhand der Philologie oder nur auf der Basis historischer Quellen, allerdings glaube ich fast, dass sich italienisch und englische Version hier widersprechen...
Es ist wahrscheinlich, dass einiges aus Wut heraus kommt, oder aus Neid. Wie es auf der Ausstellung 2000 in Hamburg geschah, in der ein perfekt rekonstruierter eines antiken Handschuhs des Boxens (gemeint ist hier wohl ein caestus, Anm. Übersetzer), der durch Ars Dimicandi hergestellt wurde, vom gleichen Junkelmann ausgeliehen wurde (es wird gesagt, um Photos zu machen), um nie wieder zum Museum zurück zu kehren. Es ist zu bemerken, dass die Handschuhe von AD nicht in der Ausstellung präsent waren, obwohl mein Name immer noch im Katalog erschien.
Was bleibt zu sagen? Vielleicht ist die Qualität des Forschers und die des Mannes nicht unbedingt voneinander abhängig. Wir wissen es nicht, und in Gottesglauben hoffen wir, "he has taken a glare". Den Lesern überlassen wir das Urteil.
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Registriert: Mittwoch 10. Januar 2007, 15:16 Beiträge: 2021 Wohnort: Köln
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Das englisch ist wirklich mistig, ich vermute, da hat denen Babelfish geholfen (bezeichnend: Satzabbrüche, einzeln stehen gebliebene zusammenhanglose Worte im Text). Über den italienischen Text kann ich nichts sagen, aber der Versuch am Englischen ist wirklich ärgerlich.
Der Artikel hört sich ein bisschen so an, als ob da selbst jemand neidisch wäre... Junkelmann vorzuwerfen, er sei kein Athlet und könnte deshalb Gladiatorenkämpfe nicht beurteilen finde ich aufgrund von Junkelmanns praktischen Unternehmungen (Alpenüberquerung) ziemlich unpassend. Es ist ja nicht so, das Junkelmann der Typ ist, der nur in Büchern über die römische Antike stöbert.
_________________ Tiberius Claudius Maximus
Felicior Augusto, melior Traiano esset! - Er sei glücklicher als Augustus, besser als Trajan!
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